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La denuncia della ong: "Per la fatica morti oltre 1500 migranti in sei anni nei campi italiani"

Medici Cuamm pubblica i dati sanitari delle loro postazioni di sostegno ai braccianti agricoli: quasi il 50 per cento è malata per il troppo lavoro. L'appello sul British medical journal: "L'agricoltura fa vittime come una guerra: persone uccise dalla fatica e dalla mancanza di ogni forma di assistenza sanitaria".

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Una strage sui campi dove i migranti sono ormai la forza lavoro principale. E dove, nonostante la legge sul caporalato, a uccidere oltre 1500 persone in sei anni non sono stati soltanto gli infortuni sul lavoro, ma le condizioni di schiavitù. La denuncia - appello è stata pubblicata sul British Medical Journal e dai medici della ong "Medici con l'Africa Cuamm" e altri specialisti, che hanno raccolto i dati dell'assistenza prestata nelle loro postazioni: quasi il 50 per cento dei migranti che si sono rivolti ai medici, accusavano problemi muscolo-scheletrici e fatica a causa del lavoro estenuante. Nel dare risalto al fenomeno, i medici del Cuamm chiedono interventi per fermare questo omicida sfruttamento di esseri umani.

"L'agricoltura in Italia conta i caduti come in un campo di battaglia - scrivono i medici - oltre 1500 migranti in sei anni se contiamo solo le vittime morte di lavoro". I migranti braccianti che lavorano nei campi, affermano i medici, "sono tra gli schiavi del XXI secolo, quelli che guadagnano una miseria (12 euro per otto ore di lavoro nei campi) e affollano baraccopoli senza acqua e servizi igienici (le stime parlano di circa 100 mila migranti di diverse nazionalità in 50-70 baraccopoli sparse per il Paese, lontane dai centri urbani), senza diritti, né accesso alla benché minima forma di assistenza sanitaria".

A firmare la denuncia ci sono tra gli altri Claudia Marotta, (del Dipartimento di scienze per la promozione della salute e la cura di madre e bambino a Palermo), Francesco Di Gennaro, (dell'Università di Bari "Aldo Moro"), Paolo Parente, (dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma), professionisti che delineano, dati alla mano i contorni di un dramma quaotidiano. I braccianti agricoli, sottolineano si sfiniscono di lavoro e quelli che sopravvivono alla fatica, spesso rimangono vittime del caporalato in sparatorie e altri incidenti.

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Medici con l'Africa Cuamm, organizzazione nata a Padova nel 1950 e da sempre impegnata in progetti legati alla salute soprattutto in Africa, ha un osservatorio sul fenomeno perché, in partnership con diverse istituzioni locali fornisce aiuti sanitari dal 2015 con postazioni mobili per un a totale di 4800 consulti medici (43 al giorno in media) e 2880 pazienti visitati. "Le problematiche di salute dei migranti che lavorano nei campi - spiegano sul British Medical Journal - dipendono principalmente dalle pessime condizioni di lavoro e dalle scarse condizioni igieniche e di vita cui sono costretti. I nostri dati mostrano che le ragioni principali delle visite sono fatica e condizioni muscolo-scheletriche (46 per cento); problemi dentali (19 per cento); respiratori (10 per cento); dermatologici (8 per cento); ostetrici/ginecologici (4 per cento); traumi (4 per cento); problemi cardiovascolari (4 per cento); oftalmici (2 per cento); metabolici (2 per cento); psichiatrici (1 per cento.). Quasi l'80 per cento dei pazienti ha avuto bisogno di farmaci".

"Mancano chiari e definiti percorsi di assistenza per rendere gli interventi sanitari rapidi ed efficienti - scrivono ancora i medici - ed è difficile immaginare miglioramenti, data l'attuale situazione politica in Italia e il Decreto Sicurezza, che vede l'immigrazione solo come un problema di sicurezza nazionale". "Bisogna - è il loro appello - porre fine allo sfruttamento dei braccianti agricoli che consentono di far arrivare pomodori italiani a basso costo in tutto il mondo. Ma quanto costano realmente questi pomodori - si chiedono i medici - qual è il costo umano di questi prodotti?"

E concludono: "Serve un'azione coordinata e intersettoriale. Salute, migrazione, economia, sviluppo sostenibile e giustizia sono tutti aspetti del nostro mondo tra loro interconnessi. Tutti dobbiamo batterci contro lo sfruttamento, la discriminazione, il razzismo e l'egoismo, in qualsiasi forma si presenti".

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